La moda è una delle industrie più inquinanti al mondo, tutto ciò che compriamo ha un impatto devastante sull’ambiente. Ma il distretto tessile di Prato ha costruito la sua fortuna trasformando i vecchi scarti tessili in nuovi morbidissimi tessuti in fibre rigenerate.

La lana rigenerata, ad esempio, detta anche meccanica, è ottenuta dal completo riciclo di indumenti post consumer o scarti di lavorazione, composti in diverse percentuale di lana.

 

Vuoi sapere come funziona precisamente? Ecco qui le fasi del ciclo del rigenerato, messe in atto dalle nostre lavorazioni:

  1. Raccolta dei capi, scarti di lavorazione e indumenti post consumer.
  2. Cernita: operazione con la quale i capi vengono suddivisi in classi di caratteristiche simili (composizione, colore, materie prime, ecc). L’addetto alla cernita di stracci è il cenciaiolo.
  3. Sfilacciatura: tecnica che consiste nella riduzione del tessuto in strisce o filacce, serve per ottenere poi dagli stracci una fibra nuovamente utilizzabile nella tessitura.
  4. Cardatura: consiste nella battitura delle fibre tessili per liberarle dalle impurità, districarle e rendere parallele, al fine di permettere le successive operazioni di filatura della lana.
  5. Filatura: tecnica che torce le fibre trasformando l’ammasso cardato in un cordone più o meno sottile, ossia il filato.

 

    

 

I tessuti rigenerati rappresentano una grande risorsa per il nostro pianeta e permettono di ottenere tantissimi vantaggi in ambito ambientale: ad esempio, la produzione di lana rigenerata riduce il consumo di acqua del 90%, ma non solo, i risparmi di della produzione riguardano anche l’utilizzo di CO2, energia, prodotti chimici e coloranti.

Inoltre, un tessuto rigenerato, oltre a trasmettere i valori della sostenibilità, significa anche alta qualità, poiché anche in seguito alla lavorazione mantiene le stesse caratteristiche del prodotto originale.